Ministri Straordinari

Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, è venuto a riempirla della Sua Presenza” (G. Ravasi)

Il ministero straordinario della Santa Comunione è un servizio, un incarico straordinario non permanente e integrativo degli altri ministeri. Esso richiama il significato liturgico intimamente connesso con la carità ed è destinato ai malati e alle assemblee numerose. Pertanto il laico o il religioso impegnato in questo ministero è in stretta comunione spirituale e pastorale con la comunità nella quale svolge l’apostolato.

L’istruzione Immensae Caritatis, pubblicata il 29 gennaio 1973, che segna l’inizio di questo ministero, afferma che il ministro straordinario della Santa Comunione può essere sia un uomo sia una donna e che la possibilità di questo servizio è un gesto di squisita carità della Chiesa.

La scelta delle persone da proporre per questo ministero deve tener conto:

di una buona formazione e distinta condotta cristiane;

di una loro piena Comunione ecclesiale;

di una loro assidua pietà eucaristica;

di una loro effettiva capacità di incontro, di dialogo e servizio con i malati e gli anziani.

Il fedele scelto per questo servizio riceve un apposito mandato da parte dell’Ordinario di residenza con il quale ha facoltà di distribuire la Comunione agli altri fedeli e di portarla ad infermi o ammalati presso i loro domicili.

Il mandato ha durata di 3 anni ed il servizio si può compiere nella Unità Pastorale di appartenenza.

I ministri sono riuniti dal parroco periodicamente affinché svolgano al meglio il loro servizio. Ogni incontro è finalizzato alla preghiera, formazione e aggiornamento sulla situazione dei malati da visitare e/o che richiedono la comunione a casa.

La comunione a casa è sia un momento di preghiera che mette in comunione tutta la Chiesa, sia un momento di unione tra fratelli e amici legati dalla stessa fede.

Uno dei bisogni fondamentali della persona malata è di parlare e di parlare di sé.

Il beneficio – e il dono - terapeutico più efficace e più gradito che si possa fare ad una persona malata non è l’abbondanza doviziosa di parole, ma la disponibilità ad ascoltarlo resa forte dalla comunione della preghiera in Cristo.

Come ministri ci sentiamo chiamati a servire il Signore portando Gesù nella nostra vita quotidiana e quando ci è richiesto a servirlo come strumenti per i più fragili. È Cristo che ci unisce a sé e agli altri nell’Eucarestia in un solo corpo.

Per questo nasce la necessità di richiedere continuamente a Lui la grazia di essere segni visibili del Suo amore verso gli altri ricordando il precetto del Signore che nel dare il pane ai suoi discepoli disse loro: “Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato”.


Responsabili di riferimento:

Maria Campani (San Martino), Enrica Coppellini (Prato), Remo Longagnani (Gazzata)



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