Vegliate!

Commento al Vangelo di Domenica 3 Dicembre 2023

Notizia pubblicata il 05/12/2023

Vegliate! È questo l’invito che fa Gesù nella pagina del Vangelo di Marco nella prima domenica d’Avvento. La veglia è il contrario del sonno. Dormire rappresenta simbolicamente tutto quello che facciamo per evitare di stare dentro la realtà. È sempre troppo faticoso per noi stare esattamente qui in questo momento, così escogitiamo modi per evadere. Passiamo ad esempio molto tempo a rimpiangere il passato o a rimurginarlo coltivando magari qualche idea nostalgica o qualche idea vittimistica di noi stessi. È sempre meglio rimpiangere o piangere per qualcosa di accaduto che invece tenere gli occhi fissi su questo istante presente. Eppure Dio non abita il passato. Esso è stato il luogo dove Dio c’era, ma solo quando quel passato era il presente. Ugualmente scappiamo in avanti coltivando fantasie sul futuro coltivando sogni di gloria o immaginandoci croci insopportabili, ma entrambe queste cose sono messe in atto da ciascuno di noi per non stare nel presente.

Tutto l’Avvento non ci prepara ad attendere un futuro remoto, ma ci educa ad abitare il presente con consapevolezza e attenzione. Infatti tutta la nostra vita assomiglia a quella tensione fisica che gli atleti hanno quando sono posizionati al punto di partenza, tutti attenti a cogliere il segnale del via che permetterà loro di scattare in avanti cercando di fare il meglio possibile. Non bisogna confondere questa “attenzione del cuore” con la “tensione” che il mondo ci mette addosso. Chi prega diventa sensibile al Signore e riesce a cogliere la Sua Presenza in ogni cosa che fa e che vive. Chi ha una buona vita spirituale lo si comprende da quanto sa essere concreto nel qui ed ora, e da quanto è convinto che Gesù non è lontano ma vicinissimo a noi. Non a caso lo chiamiamo l’Emmanuele, cioè, il Dio con noi. Possa questo tempo di Avvento ridonarci l’unico spazio e l’unico tempo che conta, cioè il qui ed ora, e farci comprendere che esso conta perché è il luogo dove incrociamo l’eternità.

don Luigi Maria Epicoco